JUDO KATA

Le forme, dette kata, sono schemi prestabiliti di attacco e difesa
Vengono eseguiti da uno studente (detto Tori) con la collaborazione di una compagno (detto Uke) allo scopo di perfezionare l'essenza delle tecniche difficili

Tori è colui che esegue le tecniche mentre Uke è colui che le subisce. In alcuni casi Tori dà il via alla singola tecnica, in altri reagisce a un attacco predeterminato di Uke. Il fine specifico dei Kata è nel dimostrare i principi fondamentali del judo (cedevolezza, squilibrio, uso della forza dell'avversario) dimostrando la corretta esecuzione delle tecniche, e i principi filosofici ad essi sottostanti. Inoltre consentono di mantenere vive le tecniche più antiche e di studiarne in maniera controllata alcune che resistono nel bagaglio culturale del Judo ma che sono bandite dalla competizione agonistica (Shiai) o dalla pratica libera (Randori) a causa della loro pericolosità.

Al giorno d'oggi esistono sette Kata riconosciuti dal Kōdōkan:

Le forme di pratica libera (Randori no Kata), comprendenti due kata:
Nage-no-kata o Forma delle proiezioni
Katame no Kata o Forma delle immobilizzazioni o del controllo
Kime no Kata o Forma della decisione
Kodokan Goshin Jutsu o Forme di autodifesa moderna del Kodokan
Ju no Kata o Forme della cedevolezza
Itsutsu no Kata le cinque Forme
Koshiki no Kata, le Forme antiche
Seiryoku Zen'yō Kokumin Taiiku no Kata, Forme per l'educazione fisica nazionale alla massima efficienza

Esistono altri kata non ufficialmente riconosciuti dal Kodokan, perché ritenuti spurii o non creati da Kanō Jigorō che però continuano a essere impiegati. L'esempio più evidente è il Go no sen no kata, che si concentra sulle controtecniche in risposta ai tentativi di proiezione degli avversari.