Rifiutato per la sua disabilità da una società sportiva, accolto in un’altra. È una bella storia di integrazione sportiva, che farà parlare molto nel portogruarese e che è nata attraverso un “No” categorico alla sua disabilità. Lui però non si è arreso.
Federico Bucciol è un bambino di 11 anni di Portogruaro, che ha la sindrome di Down. Di mattino frequenta l’istituto La Nostra Famiglia di San Vito, il pomeriggio si allena. Federico è già un campione. È stato spronato dalla sorella a praticare judo e negli ultimi giorni ha disputato le sue prime gare con i normodotati, vincendo una medaglia. Presto potrebbe partecipare alle gare della categoria Special Olympics e magari coronare un giorno il suo sogno olimpico. Ma intanto si può allenare con gli atleti normodotati.
Non in tutti gli sport succede. Nel calcio, ad esempio, è impossibile. Tutto è nato però da un fatto spiacevole. Lo racconta la mamma, Elena Scapolan: «Prima di bussare alle porte della Judo Kiai di Portogruaro, mi ero rivolta a una società di ginnastica veneta. Hanno accettato di far allenare la sorella, ma si sono rifiutati di accogliere Federico. È stato per me inaccettabile, ho scritto una lettera al Coni segnalando il caso. Quindi il Judo Kiai mi ha aperto le porte e ha accolto Federico nella sua squadra. E gareggia coi normodotati. Ringrazio la Judo Kiai per questo messaggio di accoglienza».
Federico, da quando si allena e gareggia con gli altri è più sereno e motivato.
Marco Dotta, direttore sportivo del Judo Atena, è il più contento dell’arrivo di Federico: «Grazie a Federico stiamo provando emozione pura. Il judo può essere praticato da tutti e anche da ragazzi che sono considerati per la società autistici, ipovedenti e down, senza alcuna discriminazione; ma aiutandoli invece ad inserirsi nel gruppi assieme ai propri coetanei normodotati».
Infatti non è la prima volta che la Judo Kiai fa allenare e gareggiare ragazzi con disabilità. «Gli stessi atleti normodotati», aggiunge Dotta, «entrano in contatto con problemi ai più sconosciuti, acquisendo invece la consapevolezza di come si possa invece superare ogni ostacolo, ogni barriera e solo con la forza di volontà. Tutti noi stiamo scoprendo, grazie a Federico, alla sorella e alla mamma, che non esistono problemi o barriere che non si possono superare nella vita. Grazie di esserci Federico».
DA: NUOVA VENEZIA